
Gabriele Niola
Contributing Writer at Screen Daily
Freelance Film and Video Games Critic at Freelance
Contributor at Wired Italia
Contributing Writer and Newsletter at Il Post
Guardo film e gioco a videogiochi. La vita che volevo da bambino BadTaste, Wired, Esquire e i400calci, Cinema @ Il Post, Contributor @ Screen International
Articles
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2 weeks ago |
wired.it | Gabriele Niola
Quanto a lungo la Marvel intende continuare a menzionare e celebrare la prima versione cinematografica dei suoi eroi? Quanti anni devono passare da Endgame perché si possa andare avanti senza ricordare il primo Captain America, la battaglia di New York, la prima formazione degli Avengers e tutta la mitologia della prima e seconda fase dell’universo?
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2 weeks ago |
wired.it | Gabriele Niola
Non è facile essere Gareth Evans. Dopo aver cambiato il mondo del cinema di arti marziali occidentale nel 2011, creando un nuovo standard di fusione tra l’atletismo dei performer asiatici e la messa in scena occidentale molto partecipe dell’azione, con The Raid: Redenzione, ha provato a replicare il colpo aumentando la grandezza del film con il sequel, e poi è scomparso.
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2 weeks ago |
esquire.com | Gabriele Niola
C’è stato un momento, non molto tempo fa, in cui il cinema mainstream che non fosse proprio per bambini prevedeva sempre una qualche forma di sessualità. I personaggi dei film avevano tutti dei desideri espliciti, le storie d’amore erano sempre storie di sesso e le nudità erano all’ordine del giorno.
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3 weeks ago |
esquire.com | Gabriele Niola
È almeno un anno che l’industria del cinema americano ha smesso di inseguire chi carica clip dei propri film su TikTok e ha cominciato a fare altrettanto. Almeno a partire da Minions 2 (ma con qualche avvisaglia anche prima) è diventato chiaro che le piattaforme social possono, in certi casi, portare pubblico in sala. Almeno se si crea un trend, se si intercetta un gusto o si trova la chiave per coinvolgere gli stessi spettatori in un’opera di marketing dal basso, autonomo e volontario.
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3 weeks ago |
esquire.com | Gabriele Niola
Piattaforme mondiali, produzioni locali. Netflix e Prime Video in Italia sono anche produttori, cioè decidono che serie o film finanziare e tenersi per sé e per i propri abbonati. In qualche caso comprano film o serie fatte e finite, in altri invece sono proprio i principali finanziatori, quindi hanno un forte potere decisionale su cosa fare e come farlo. Non si può dire lo stesso, per esempio, di Disney+ o Apple TV+, che invece preferiscono comprare, e comunque lo fanno poco.
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